Aprile 2016

Ognuno di noi, sfrenati appassionati di vino, ha nel suo immaginario un vino (o una tipologia di vino) che da sempre rappresenta il preferito, il più gradevole o quello che più di tutti ha un significato particolare; nonostante questo, per perfezione, per eleganza, per bontà i vini di Bordeaux sono in assoluto il massimo che si possa riuscire a produrre ed il massimo che si possa degustare.

Con questa premessa decidiamo di organizzare questo tour di tre giorni nel Bordeaux, in modo tale da renderci conto dal vivo, quali siano le caratteristiche principali di questa parte di terra francese che consente di generare un simile prodotto.

Tredici componenti (tra “eccellenti toscani” e qualche imbucato) facenti parte di questa spedizione che, per molti, rimarrà esperienza unica ed irripetibile, accompagnati dalla nostra “guida enologica” francese Martine Mandé, grazie alla quale abbiamo potuto programmare le visite ad alcuni tra gli Chateau più importanti della zona; vista l’enorme presenza di cantine, decidiamo di concentrarci nella zona del Medoc, con qualche “variante di viaggio” a Saint Emilion e nel Pessac-Leognan.

Il programma prevede l’arrivo a Bordeaux nel primo pomeriggio di lunedì 25 Aprile 2016; dopo aver ritirato le auto noleggiate, iniziamo il viaggio alla scoperta di questa terra magnifica, accompagnati da Martine; la prima visita è prevista niente di meno che a Chateau Margaux, uno tra i 1er grand cru classé del Bordeaux.

Già nell’avvicinarsi nella zona del Medoc, riusciamo a percepire quanto sia fondamentale ed importante la cura dei vigneti, caratterizzati tutti da una estrema pulizia ed ordine; queste caratteristiche, come spiegato in tutte le nostre visite, sono alla base per la produzione di un prodotto d’eccellenza.

 

Chateau Margaux

La giornata, caratterizzata da un clima mite e soleggiato, inizia quindi con la visita a Margaux, per molti tempio assoluto dell’enologia mondiale; all’arrivo allo Chateau si capisce fin da subito la forza di questa realtà del Bordeaux, con cura maniacale dei particolari, attenta conservazione degli ambienti storici della tenuta e nuovi investimenti con tecnologie e materiali di ultima generazione.

 

Attualmente la proprietà risulta della sig.ra Corinne Mentzelopoulos, 62 anni, alla testa di Château Margaux dopo la morte del padre André Mentzelopoulos nel 1980, uomo di affari greci che ha fatto fortuna nel commercio del grano e con la catena negozi Felix Potin, che acquistò la proprietà di prestigio nel 1977.

L’edificio principale è rappresentato dal sontuoso castello, un raro esempio di stile neo-palladiano francese, costruito agli inizi del XIX secolo su un antico maniero dall’architetto di Bordeaux Louis Combes (1754-1818). E, tutto intorno a questa “Versailles del Médoc”, una vera e propria piccola città del vino in pietra chiara.

Ma la necessità di adattarsi alle più recenti innovazioni enologiche per la produzione di 300.000 bottiglie annue (principalmente rossi – di cui 130.000 “grand cru premier”) – è diventata negli anni sempre più pressante.

Per questo, seguendo altre importanti aziende vinicole di Bordeaux che hanno cercato negli ultimi anni grandi nomi dell’architettura, si è deciso di ampliare la cantina di Margaux, affidando il progetto del mito del Medoc a Norman Foster.

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La nuova cantina, necessaria per ampliare il settore “ricerca e sviluppo” dell’azienda,  si sviluppa con finezza e discrezione, con una intelligente integrazione di tutti gli edifici agricoli; la copertura è con struttura portante in profilati di acciaio ed è sostenuta da dodici “alberi” stilizzati, sempre in acciaio bianco.

Proseguendo la visita all’interno di Chateau Margaux, segnaliamo con piacere l’incontro con un artigiano fabbricante di barriques; l’azienda, che per il vino di punta prevede ogni anno la sostituzione totale delle barriques, ha al suo interno un laboratorio di fabbricazione dei contenitori tipici per l’affinamento del vino.

Poter assistere dal vivo alla creazione di una barrique è senza dubbio esperienza unica ed emozionante: rumori e suoni particolari, mescolati ad odori di legno tostato, rendono l’atmosfera quasi magica, facendoci tornare momentaneamente indietro nel tempo.

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Infine, dopo aver visitato le infinite cantine con le barriques correttamente disposte su più file, ci siamo diretti in corrispondenza della stanza di degustazione, che si affaccia sulla moderna ed affascinante cantina privata che, per una lunghezza di circa 30 metri, ha la possibilità di ospitare più di 200.000 bottiglie.

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In degustazione troviamo un “Chateau Margaux” del 2006 ed un “Pavillon Rouge du Chateau Margaux”, sempre dell’anno 2006; iniziamo la degustazione del secondo vino dell’azienda che, per semplicità e morbidezza, ci introduce piacevolmente al bicchiere di Margaux successivo. Ecco che nei nostri sguardi e nei nostri cuori si realizza il sogno che da tanto stavamo coltivando: al naso potente e diretto, con viole, liquirizia e note minerali successive; in bocca esplode nella sua eleganza, finezza e lunghezza impressionante. Il tutto con un alcol ben moderato dalla sostenuta acidità: semplicemente fenomenale.

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Chateau Pichon Longueville Baron

Terminata la visita a Chateau Margaux, con il sapore del superbo nettare sempre in bocca, ci accingiamo alla seconda visita in cantina: Chateau Pichon Longueville Baron (2° Grand Cru Classé de Pauillac).

Lo splendore e la magnificenza del castello ci rapisce gli occhi ed il cuore appena arriviamo in prossimità dell’ingresso principale; la sua bellezza d’incanto si riflette sullo specchio d’acqua artificiale, contornato dal verde brillante di un tappeto erboso maniacalmente curato.

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Chateau Pichon Longueville Baron nasce nel 1694 grazie a Jacques de Pichon Longueville Baron, marito della figlia di Pierre de Rauzan, creatore del dominio. I loro discendenti rimangono nel tempo molto attaccati alla loro proprietà, tanto che, nel 1851, costruirono il meraviglioso castello.

Nel 1988, dopo un concorso di architettura organizzato con l’aiuto del Centre Pompidou, il castello e le strutture sono state completamente rinnovate; impianti tecnici spettacolari permettono di sviluppare il vino nelle migliori condizioni.

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Le uve per la produzione di questi grandi vini dell’azienda, provengono da 73 ettari di superficie vitata, suddivisa tra 62% di Cabernet Sauvignon, 35% di Merlot e 3% di Cabernet Franc; vinificati in una cantina curata nei minimi particolari, vengono poi affinati in barriques, idoneamente posizionate all’interno di un ambiente ricavato sotto il giardino principale della villa (in corrispondenza della vasca d’acqua). Opera architettonicamente e strutturalmente di una certa rilevanza.

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Termina la visita con la degustazione dei vini dell’azienda; ci viene offerta l’annata 2011 di un buon “Chateau Pibran” (sempre della zona del Pauillac), del “Les Tourelles de Longueville” (da risentire, non particolarmente affascinante), e di un sontuoso “Chateau Pichon” che esprime forza ed eleganza al tempo stesso, con note di frutta matura (prugna, mora e ribes, in paricolar modo) e tostate, con un finale particolarmente lungo.

Si conclude così la prima giornata di visite nel Bordeaux, con l’impressione d’aver già toccato livelli altissimi, ma di avere anche molta altra strada da percorrere, incantati da questo paesaggio meraviglioso e da questo vino unico al mondo.

 

Cena ad Arcachon

Dopo una sosta in albergo a Pauillac, ci dirigiamo per terminare nei migliori dei modi la giornata, al ristorante L’Escale (uno dei più antichi locali di Cap Ferret), che si affaccia direttamente sulla baia di Arcachon, di fronte al porticciolo di Belisario. La baia suddetta è famosa in tutto il mondo per l’allevamento delle ostriche e per la “duna du Pyla”, la duna di sabbia più alta d’Europa.

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Ovviamente il nostro percorso gastronomico ha previsto l’assaggio delle ostriche (uniche al mondo per sapore e succulenza), di altri frutti di mare e di pesce locale alla griglia; il tutto accompagnato a tutto pasto da un Semillon delle Graves.

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Chateau Cos D’Estournel

Seconda giornata di visite e degustazioni con partenza da Pauillac in direzione Chateau Cos D’Estournel, 2° grand cru classé della zona di Saint-Estèphe; anche se le condizioni climatiche non sono delle migliori,  la splendida architettura mozzafiato che si presenta al nostro arrivo lascia tutti esterrefatti.

La facciata in pietra bianca richiama uno stile orientaleggiante, che si conferma sia sul portone principale d’ingresso, in legno intarsiato, sia all’interno della cantina stessa, dove tappeti rossi, divani raffinati e tutta una serie di arredamenti particolari, richiamano l’atmosfera di posti lontani.

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Questo segno evidente di richiamo all’Oriente è dovuto al fatto che, Louis Gaspard d’Estournel (primo proprietario dello Chateau dal 1811), iniziò a produrre vino con un piccolo appezzamento di vigne nel villaggio di Cos, fino ad esportarlo in India (da qui lo stile orientale della tenuta).

Il “Maharaja di Saint Estephe” (così veniva chiamato all’epoca), riuscì quindi a sfruttare al massimo i 91 ettari di vigneto, prevalentemente costituito da terreno ghiaioso e rocce calcaree, impiantando Cabernet Sauvignon (60%) e Merlot (40%).

Negli anni si sono succeduti vari proprietari, tra i quali da segnalare Bruno Prats, che riesce a far ritrovare al castello i fasti antichi, e Michel Reybier (dal 2000) che attraverso investimenti onerosi ha messo ancor più in risalto quanto sia importante applicare le nuove tecnologie ed i nuovi materiali, durante il processo di vinificazione, il tutto per ottenere vini di qualità (non tralasciando ovviamente il lavoro in vigna, che risulta essenziale).

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Questi investimenti si possono toccare con mano non appena varchiamo l’ingresso della cantina vera e propria (completamente rifatta nel 2009): i nuovissimi tini di acciaio tronco-conici consentono una miglior follatura del cappello di vinacce al suo interno, mantenendo un costante contatto del vino con quest’ultime ed un miglior passaggio del cappello nella parte inferiore.

Seguendo un percorso di acciaio e vetro, con luci appena accennate, arriviamo in corrispondenza della barriccaia, posizionata nell’ambiente sottostante alla cantina di vinificazione; in fondo a questa un autentico caveau, che conserva le bottiglie del castello, con annate addirittura della fine del XIX secolo.

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Caratteristiche del vino: tannini potenti, frutta nera, bouquet ampio. Il terreno ricco dà ai vini di Cos d’Estournel una personalità molto forte, con una percentuale significativa di Merlot (raro per un Médoc).

 

Chateau Leoville Las Cases

Seconda tappa di questa giornata: Chateau Leoville Las Cases (2° grand cru classé de Saint-Julien), per molti di noi una visita attesa da tempo, visto che l’ultima bottiglia degustata (un 2010) era stata giudicata strepitosa, per profumi, sapori, ed eleganza.

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Ad accoglierci Bruno, il cantiniere dell’azienda, che ci introduce con passione in un percorso visivo e gustativo davvero indimenticabile; attenzione al particolare in un mix tra nuove tecnologie e tradizione, fanno si che l’azienda “Leoville Las Cases” riesca a produrre uno dei vini migliori del mondo, per la sua costante regolarità nel tempo.

Novantasette ettari di vigneti, suddivisi in 65% di Cabernet Sauvignon, 20% di Merlot, 12% di Cabernet Franc e 3% di Petit Verdot, sapientemente assemblati tra loro per dare un vino con morbidezza setosa, lunga e persistente.

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La vicinanza del fiume Gironda ha creato una grande diversità dei suoli, formati nel corso vari periodi geologici da sovrapposizioni successive; il fiume crea anche una speciale microclima che permette maturazioni molto precoce delle uve, proteggendo anche i vigneti dal gelo.

Questo cameo di combinazioni geologiche influenza la crescita della vite e la composizione delle uve: il regolare ma limitato approvvigionamento idrico ed un ridotto apporto di sostanze nutritive, permettono di tirare fuori il meglio nelle grandi annate dal Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc, riuscendo solitamente a raggiungere il loro pieno potenziale, a prescindere la vendemmia.

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La visita all’azienda parte dalla vecchia cantina con i maestosi tini, proseguendo poi per la zona di invecchiamento, imbottigliamento e stoccaggio in magazzino; terminiamo il percorso con la degustazione dei prodotti dell’azienda, con sette vini in assaggio, nello splendido saloncino che si affaccia su un giardino posteriore, curato in modo meraviglioso.

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Da segnalare che fanno parte della stessa proprietà, oltre a Chateau Leoville Las Cases, anche Chateau Neni (Pomerol) e Chateau Potensac (Medoc), tutti in degustazione; su tutti ovviamente spicca uno Leoville Las Cases come sempre elegantissimo e persistente, oltre alla buonissima impressione che ha fatto a molti di noi il “Le Petit Lion”, per la sua freschezza e bevibilità, pur essendo un vino di “seconda fascia”.

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Lasciamo il cuore in quest’azienda che ci ha accolto in un clima davvero familiare, ripartendo per il nostro viaggio nel Bordeaux, non prima di aver fatto la classica foto di gruppo con, sullo sfondo, il meraviglioso giardino.

 

Chateau Montrose

Dopo una breve pausa pranzo a Pauillac, dove abbiamo potuto gustare alcune prelibatezze gastronomiche della zona, ci dirigiamo verso la prima visita in programma nel pomeriggio: Chateau Montrose (2° grand cru classé de Saint-Estèphe).

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Immersa nel paesaggio bordolese, tra infiniti vigneti che si affacciano direttamente sull’estuario della Gironda, appare ai nostri occhi l’elegante maison, che si contraddistingue per l’ordine e la pulizia sia degli edifici che dell’ambiente circostante.

Dopo un secolo di Charmolue, ecco che arriva una nuova grande era, quella della famiglia Bouygues: Martin e Olivier riscattano lo Chateau nel maggio 2006, convinti di fare Montrose uno dei modelli di viticoltura innovativa in Gironda, riservando particolare attenzione allo sviluppo sostenibile ed alle energie rinnovabili.

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Un progetto di riqualificazione degli ambienti e degli edifici iniziato nel 2007 (con una nuova cantina da 10.000 mq), permettendo a Château Montrose di rivelare il suo nuovo volto, unico a Bordeaux; sette anni di un programma di rinnovamento ambizioso, con l’intenzione di:

  • migliorare la qualità delle macchine per i vigneti;
  • esplorare e attuare tutte le opportunità di produzione dell’economia e dell’energia, compreso l’uso di energia geotermica e la creazione di 3000 mq di pannelli fotovoltaici sui tetti degli edifici;
  • rispettare l’ambiente e ridurre significativamente l’impronta di carbonio della zona,
  • mantenere gli edifici storici di Château Montrose in stile XVIII secolo.

Durante la nostra visita rimaniamo affascinati dagli spazi enormi e dall’imponenza degli edifici, che fanno percepire e toccare con mano quali siano stati gli investimenti economici dell’azienda; nuove strutture in acciaio e cemento armato (sapientemente utilizzati per il progetto della nuova cantina) riescono a “confondersi” armoniosamente tra gli edifici storici in pietra chiara.

06 mont Il nostro stupore tocca i livelli più alti quando ci affacciamo dal balcone dell’immensa barricaia: un ambiente a doppio volume, con le barriques disposte in modo geometrico ed impeccabile su 14 file, senza alcuna interruzione di pilastri o murature interne che potrebbero comprometterne la maestosità.

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Termina il nostro percorso a Montrose, con la degustazione in ambiente raffinato ed elegante; l’azienda ci presenta l’annata 2012 del “La Dame de Montrose” (vino di seconda fascia) e del vino di punta “Chateau Montrose”: in degustazione aromi intensi, frutta nera, buona struttura tannica con finezza ed eleganza, per questo nettare prodotto da 95 ettari di vigneto, ripartito tra Cabernet Sauvignon 60%, 32% Cabernet Franc e 2% Petit Verdot.

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Chateau Troplond Mondot

Il nostro viaggio alla scoperta del Bordeaux prevede, al termine della seconda impegnativa giornata, la visita ad un’azienda della zona di “Saint Emilion”, ovvero: Chateau Troplond Mondot (1° grand cru classé di Saint Emilion).

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Posto sulla cima di una collina (di altezza pari a 106 metri s.l.m.), il castello di Troplond Mondot domina tutta la proprietà di circa 33 ettari, che si estende sulla parte sud ed ovest della predetta altura; l’ideale esposizione dei vitigni ed il naturale drenaggio del terreno, composto da argilla e calcare, consentono di tirar fuori il meglio dalle stesse viti.

Il merlot è il vitigno principe di questa zona del Bordeaux, riuscendo a conferire al vino il suo carattere potente e rotondo, attenuato dalla finezza ed eleganza del Cabernet Franc e dalla longevità del Cabernet Sauvignon, presenti quest’ultimi in percentuale variabile.

Dal 1985 la proprietà decise di aggiungere, alla già importante produzione di “Troplong Mondot”, anche un’aggiuntiva selezione di vini denominata “Mondot”, frutto di un’attenta selezione e ricerca, con investimenti economici importanti.

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Dopo la visita in vigneto ed in azienda, ci accolgono per la degustazione in corrispondenza dell’ingresso dell’elegantissima barricaia, resa ancorpiù affascinante da sontuosi lampadari a soffitto e da un arredamento a dir poco particolare; ci attende in degustazione il vino di punta dell’azienda, nell’annata 2011: un vino con tannini potenti e strutturati, che si contraddistingue da ampiezza e complessità in bocca, con profumi di mora che invadono l’olfatto al primo assaggio.

 

Visita Pomerol e Saint Emilion

Terminata la visita in azienda, non possiamo fare a meno di percorrere le strade della campagna circostante, che si contraddistingue per cura maniacale, precisione, pulizia ed eleganza; vitigni e proprietà delimitati dai famosi muretti a secco, creando un paesaggio a dir poco affascinante. Ovviamente non potevano mancare brevi soste agli Chateau più importanti del Saint Emilion (Cheval Blanc, Angelus, Canon) e del Pomerol (Chateau Petrus, Gazin).

02 v 05 v 04 v Alla fine della giornata, visita al bellissimo paese di Saint Emilion (patrimonio dell’umanità), caratterizzato da un impianto edilizio antichissimo, risalente all’epoca romanica, punto di riferimento per l’eno-turista in visita nella valle della Dordogna.

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Per completare la seconda giornata non poteva mancare una deliziosa cena nel cuore del paese (ristorante L’Envers du Decor), con piatti tipici della cucina locale (tra cui un delizioso foie gras, un succulento petto d’oca alla griglia ed altre prelibatezze) accompagnati da un rosso del Saint Emilion.

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Nel ritorno da Saint Emilion a Pauillac, non poteva mancare per completare al meglio la seconda giornata, una breve sosta notturna a Bordeaux, con degustazione di un buon Armagnac ed un discreto Sautern, in un locale nei pressi di Place de la Comédie.

 

Chateau Haut Brion

La terza ed ultima giornata alla scoperta del Bordeaux prevede un ultima visita ad una delle aziende vinicole più importanti a livello mondiale: Chateau Haut Brion (1er Grand Cru classé del Pessac-Léognan)

Chateau Haut Brion, classificato 1er Gran Cru nel 1855, è attualmente di proprietà della famiglia americana Dillon, che possiede anche “La Mission Haut Brion”; entrambe le cantine sono situate a poca distanza l’una dall’altra, nel cuore della “Grande Pessac”.

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L’eleganza e la pulizia appena arriviamo in azienda, ci fanno già capire quale sia l’attenzione ai particolari che questa proprietà riserva in tutto il percorso di produzione, dalla cura in vigna fino all’affinamento finale in bottiglia; ambienti raffinati ci introducono all’ingresso in un mondo davvero affascinante, con il sontuoso castello posizionato sul culmine di questa collina completamente vitata, divisa soltanto dalla strada che porta a Bordeaux. Tale strada rappresenta anche il confine di divisione tra Haut Brion e La Mission.

Circa cinquanta ettari di superficie vitata, suddivisa per la maggior parte tra vitigni a bacca rossa (Merlot, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Petit Verdot), con una piccola percentuale di vitigni a bacca bianca (Semillon e Sauvignon Blanc), in un terreno prevalentemente ghiaioso con buon contenuto di argilla.

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Dopo la sosta iniziale all’ingresso dello Chateau, ci dirigiamo presso un ambiente davvero speciale; Haut Brion infatti ha al suo interno una sede distaccata di “Seguin Moreau”, una delle “tonnellerie” più famose al mondo per la produzione di barriques. Questa scelta è nata anche dal fatto che, per il vino di punta dell’azienda, ogni anno vengono cambiate tutte le barriques di invecchiamento.

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Alla fine della visita, come sempre, ci aspetta la degustazione finale all’interno di uno dei saloni più eleganti che abbiamo visto durante questo nostro viaggio nel Bordeaux; sul tavolo di degustazione ci aspettano due veri gioielli: Chateau Haut Brion 2007 e Chateau La Mission Haut Brion 2007.

Interessante il confronto, vista la stessa annata e le stesse caratteristiche sia di terreno che di tipologia di uve vinificate; entrambi i vini hanno infatti più o meno le stesse percentuali di Merlot e Cabernet Sauvignon, con una piccola parte di Cabernet Franc.

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Questo terroir d’eccezione fa nascere vini sontuosi, eleganti, precisi ed incredibilmente regolari da un anno all’altro; degustando Chateau Haut Brion si riconoscono nuovi sapori e profumi (cioccolato, torrefazione, cedro) ed in bocca, la “timidezza” dei tannini iniziale rivela un potere ed una lunghezza sorprendenti. Così come è sorprendente l’incredibile differenza confrontandolo con La Mission; quest’ultimo a parere di molti, più pronto e deciso al naso, con le note di frutti rossi che invadono l’olfatto, mentre in bocca forse un po’ più corto dell’altro, riuscendo comunque a rimanere elegante e fine.

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Termina così, chiudendo con la visita ad uno dei “top” del Bordeaux, la nostra meravigliosa esperienza; un viaggio breve ma intenso, che ha lasciato dentro di noi un ricordo indelebile, con la convinzione di quanto sia importante “vivere il vino” direttamente sul luogo dove viene prodotto, per comprenderne al meglio la sua nascita, la sua crescita ed il suo sviluppo.

L’eleganza, la meticolosa attenzione nella cura del particolare e l’estrema pulizia dei luoghi sono caratteristiche che, in questa parte di Francia, l’uomo riesce a trasmettere al vino, attraverso capacità, competenza, innovazione ed investimenti economici importanti: un vino che, probabilmente, risulta il nettare più buono che si possa assaggiare.

Un ringraziamento speciale alla nostra guida Martine Mandé ed a Carlo Lavuri, per averci dato la possibilità di godere di questo indimenticabile viaggio.