Sabato, 26.10.2019

In un tranquillo Sabato di fine Ottobre, non potevamo organizzare pranzo migliore, in compagnia del Conte Francesco Marone Cinziano, proprietario della Tenuta Col d’Orcia, nonché esperto conoscitore delle tradizioni e del territorio di quella che è sicuramente una delle zone vitivinicole più belle ed importanti al mondo: Montalcino.

Il pranzo conviviale inizia con una bella e sentita presentazione dell’azienda, da parte del Conte stesso, il quale illustra nei minimi dettagli (servendosi anche di una breve proiezione di diapositive illustrative) le scelte imprenditoriali, gli interventi sul territorio e le caratteristiche del famoso “terroir”, che portano alla produzione dell’ineguagliabile Brunello di Montalcino e degli altri prodotti (non da meno, in fatto di qualità).

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Nella sua “passionale” esposizione, il Conte entra nel vivo della presentazione della degustazione odierna, con la verticale di Brunello di Montalcino riserva Poggio al Vento, nelle annate 2001, 2004, 2008, 2010 e 2012; prima però di entrare nel pieno degli assaggi, un breve cenno sulla storia della tenuta e sulle caratteristiche del terreno, con i vigneti che producono quel buonissimo Brunello posizionati nel cuore dell’azienda stessa, in un crinale con terreno di origine antichissima (ricco di fossili, calcio, un terreno alcalino con presenza di fondo marino di epoca Miocenica) posizionato sul colle di Sant’Angelo.

Interessante lo spunto di riflessione che il Conte ha voluto lanciare, quando parla della sua idea di “zonazione” della realtà di Montalcino, in modo da differenziare e valorizzare ancor di più uno dei prodotti più buoni della nostra amata Toscana; differenze dovute al tipo di terreno, al tipo di clima, alla diversa esposizione che influenzano il prodotto e la trasformazione del Sangiovese in purezza ed alle quali tutti i produttori di Montalcino sono strettamente legati.

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Il simbolo sull’etichetta dei vini della Tenuta Col D’Orcia è uno stemma di un’antica famiglia senese, reinterpretato da parte della proprietà come tre colline assieme (il legame con la terra da parte del conte) ed una mano che punta una stella (simbolo araldico di epoca medioevale) che per la proprietà sta a significare la volontà di seguire la strada e cercare di puntare sempre in alto, di raggiungere sempre gli obiettivi prefissati, per migliorare la qualità.

Oltre ai prodotti vitivinicoli, l’azienda si occupa anche della produzione di altre eccellenze; quattro sono le note gastronomiche che vogliamo riportare: la prima è che all’interno della tenuta si trova una tartufaia nel bosco intorno alla cantina a testimonianza della salubrità dei terreni (come sappiamo il tartufo è molto sensibile all’inquinamento ed alla presenza di agenti chimici esterni); la seconda è un buonissimo olio d’oliva (in degustazione anche oggi), particolarmente speziato ed aromatico; la terza il miele, altro indice di sostenibilità e di ottima qualità dell’ambiente; infine, l’ultima curiosità gastronomica, è la pasta, fatta direttamente con i grani coltivati nella Tenuta.

Circa 10 anni fa il Conte iniziò il percorso verso il biologico che troverà il frutto del lavoro fatto in questi anni con la vendemmia 2013, il primo Brunello della Tenuta a carattere biologico.

Dopo la bella esposizione del Conte, parte la degustazione verticale di Poggio al Vento, iniziando dalla più giovane (2012) per poi terminare con la 2001. Da notare subito un’estrema pulizia, sia visiva (un colore bello limpido e trasparente), sia al naso, con note ben marcate di viola, vaniglia ed altre caratteristiche tipiche del vitigno e del suo invecchiamento.

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A nostro parere, le migliori annate risultano la 2008 e la 2010, con l’eleganza del Brunello in tutta la sua espressione; ancor giovane la 2012, mentre la 2004 e la 2001 un gradino sotto le prime due citate.

A questo punto, dopo la degustazione, ci rilassiamo a tavola, assaggiando prima il buonissimo olio dell’azienda e, successivamente, l’ottima pasta prodotta dalla Tenuta con la riscoperta dei grani antichi, il tutto accompagnato da un buon Rosso di Montalcino Banditella e da un Brunello di Montalcino “Nastagio” 2013.

Infine, è proprio il caso di dire “dulcis in fundo”, con uno strepitoso Moscadello di Montalcino (Pascena 2015), con il suo sapore dolce ed armonico e la sua vellutata eleganza, aspetti tipici della vendemmia tardiva del Moscato Bianco; a detta di tutti tra i migliori Moscadello del Consorzio di Montalcino.

Permettetemi di ringraziare prima di tutto l’amico Carlo Lavuri, che ha organizzato la splendida giornata di degustazione e di assaggi, ed anche il sommelier Davide D’Alterio (miglior sommelier della Toscana 2017) che ha magistralmente condotto la stessa degustazione, accompagnandoci lungo il percorso fantastico della verticale Poggio al Vento.

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